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Emissioni di metano: chi ha paura del regolamento UE?

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COMUNICATO STAMPA

Amici della Terra: riaprire il regolamento penalizzerebbe i risultati e gli impegni delle imprese italiane della filiera del gas naturale

Roma, 10 Giugno 2025 - Gli Amici della Terra esprimono profonda preoccupazione per le notizie sulla proposta di inserire nelle bozze di conclusioni del Consiglio UE Energia del 16 giugno la riapertura del Regolamento 2024/1787 sulla riduzione delle emissioni di metano, in vigore dall’agosto scorso.



Invitiamo con forza l’Italia e gli altri Stati membri dell’UE a respingere qualsiasi riferimento o tentativo volto a ritardarne l’attuazione, a partire dalla riunione del COREPER di domani, dove è prevista la presentazione della proposta da portare al Consiglio.

Il Regolamento ha bisogno solo di essere attuato e il nostro Paese, che vanta la più grande ed efficiente infrastruttura industriale del gas naturale europea, non ha alcun motivo per non confermare la posizione favorevole sempre mantenuta nella fase legislativa ascendente.

Qualsiasi diversa posizione, oltre a mettere in difficoltà le imprese che si stanno attrezzando per adeguarsi alle nuove regole, farebbe ritenere che il nostro Paese non sia tra i più virtuosi nella riduzione delle emissioni, come invece è.

Siamo già tra i pochi Paesi che non hanno proceduto ai primi adempimenti del Regolamento, senza che se ne sappia il motivo, e siamo entrati nella fase di pre-infrazione, non nominando entro lo scorso 5 febbraio le Autorità competenti per la sua attuazione.

Il Regolamento rappresenta una tappa fondamentale negli sforzi dell’UE per ridurre in modo efficace ed efficiente le emissioni di gas serra, migliorare la trasparenza del mercato energetico – avanzando al contempo verso la neutralità climatica e la sicurezza energetica. Il metano è uno dei gas serra più potenti che alimentano il riscaldamento globale a breve termine.

In generale una revisione prematura del Regolamento rischia di creare confusione, ritardare l’attuazione (già in corso) e compromettere la certezza normativa dell’Europa. inviando un segnale contraddittorio a istituzioni nazionali e industrie che stanno già investendo.

Compromettere questi progressi danneggerebbe non solo gli obiettivi climatici dell’Europa, ma anche la capacità dell’UE di utilizzare il proprio potere di mercato – in quanto maggior importatore mondiale di gas naturale – per promuovere standard più rigorosi sul metano anche oltre i propri confini, considerato che siamo noi a usare quel gas.

Il Regolamento è basato su basi scientifiche e su pratiche operative ben consolidate che disciplinano l’accordo volontario delle imprese OGMP (Oil and Gas Methane Partnership), che prevede di quantificare le emissioni basandosi su misurazioni dirette.

Già molte imprese italiane aderiscono all’OGMP 2.0: Eni, Adrigas SpA, Gei SpA, Italgas SpA, LD Reti, Lereti, RetiPiu, Retragas, Snam, 2i Rete Gas SpA, Terminale GNL Adriatico, Unareti SpA.

Questo approccio pone le basi per riduzioni sostenute e invia un chiaro segnale all’industria affinché investa in solidi sistemi di monitoraggio, rendicontazione e verifica (MRV) in vista dei limiti di intensità del metano previsti per il 2030.
Con quasi la metà delle importazioni di petrolio e gas dell’UE già allineate all’OGMP 2.0 o alla Oil and Gas Decarbonization Charter (Sottoscritta anche dall’ENI), il Regolamento sfrutta l’impegno già in atto nel mondo delle imprese, in particolare quelle italiane.

In ogni caso, chiarire alcuni punti controversi del regolamento ed eventuali semplificazioni è possibile con atti delegati della Commissione, senza rimettere in discussione il Regolamento. È tutto ciò che serve per garantirne una attuazione efficace sfruttandone gli ampi margini di flessibilità già previsti.

Per gli Amici della Terra, che hanno in corso dal 2019 una campagna su questo tema, l’Italia e gli altri paesi membri devono mantenere la rotta. L’UE ha un’opportunità unica per innalzare l’ambizione globale attraverso i propri standard e la propria diplomazia.