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Per un'Italia più sicura - Atti del Convegno sulla prevenzione sismica

Atti della Conferenza del 22 Aprile 2009 (Roma)

Si è svolto a Roma il Convegno "Per un'Italia più sicura, Le vie dimenticate della prevenzione" organizzato dagli Amici della Terra e da ISAT concluso con gli interventi di Agazio Loiero e Raffaele  Lombardo, Presidenti delle Regioni Calabria e Sicilia.

Documenti e interventi da scaricare

Dossier ISAT  "Per un'Italia più sicura. Prevenire è meglio che ricostruire"  (pdf) a cura di Mario Signorino.

Presentazione "Per un'Italia più sicura. Le vie dimenticate della prevenzione" (ppt) di Leonello Serva ISPRA 

Presentazione "Per un'Italia più sicura. Basi scientifiche per una nuova cultura della prevenzione" (pdf), di Gianluca Valensise, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia 

 

Presentazione del Convegno

Intervento di Rosa Filippini Presidente degli Amici della Terra

“Com’è giusto, l’urgenza sta nella ricostruzione dell’Abruzzo. Ma c’è un’altra urgenza, quella dei terremoti che verranno, che continua a non comparire nelle agende della politica e dei Governi. Si dirà: “sono passati solo 15 giorni…” Non è vero. Sono passati cento anni dal terremoto catastrofico dello Stretto, 94 da quello di Avezzano, 89 da quello della Garfagnana; 79, 47 e 29 da quelli dell’Irpinia –Basilicata, 57 da quello della Puglia; 41 da quello del Belice; 33 da quello del Friuli. Appena 12 da quello dell’Umbria. Ogni volta abbiamo perso vite umane, tesori artistici inestimabili e pezzi della nostra identità.

In Italia non si investe sufficientemente in prevenzione sismica, come invece accade in altri  paesi, come il Giappone. Ciò è dovuto alla difficoltà e al costo delle opere, ma anche ai  lunghi periodi di assenza di sismicità rilevante, che inducono cittadini e decisori a  sottovalutare o rimuovere il problema fino al disastro successivo. 

Occorre una svolta. La tragedia abruzzese si è aggiunta al centenario del terremoto che nel  1908 colpì Messina e la Calabria, per rilanciare un messaggio che la politica ha finora  trascurato: la messa in sicurezza del paese è possibile e non è più rinviabile.  

Sotto queste drammatiche scadenze, il nostro Paese ha finalmente imparato a portare soccorso, discute sulle ricostruzioni, eccelle nel restauro, esporta tecnologie di messa in sicurezza ma non ha ancora preso in considerazione le politiche di prevenzione.

Questo convegno si occupa di questa emergenza e segnala che per gli Amici della Terra si tratta di un impegno: costituiremo a breve un comitato di parlamentari, esperti, giornalisti e persone di buone volontà, per monitorare i progressi e i fallimenti dei singoli interventi di prevenzione sismica, al centro e nelle diverse regioni, e per ricordare a tutti che prevenire è meglio che ricostruire.”

 

 

Emergenza chiama prevenzione

Sintesi dell'intervento di Mario Signorino, Presidente del Comitato Scientifico di ISAT

Scopo della nostra iniziativa è impedire che il dibattito politico si concentri su aspetti marginali o appariscenti dell'emergenza terremoto, invece di affrontare il nodo principale: l'altissima vulnerabilità del nostro paese che dipende dal fatto che esso – le sue istituzioni, i cittadini – non si è mai impegnato nella prevenzione ed è quindi urgente che ora si ponga riparo a questa omissione.

Si tratta di superare ritardi e carenze storiche, vecchie di decenni, per le quali la classe politica non ha mostrato interesse nemmeno in occasione del centenario del terribile terremoto di Messina e della Calabria.

Le 300 vittime del terremoto in Abruzzo non rappresentano perciò solo un problema locale, ma pongono una ben più grande e irrisolta questione nazionale, che nella nostra storia anche recente si presenta in termini tragicamente significativi: 120.000 morti solo nell'ultimo secolo.

Il futuro non promette scenari più favorevoli: se non ci sarà una svolta, quando un terremoto di magnitudo 7, molto peggiore di quello abruzzese, colpirà una grande città, come più volte è accaduto in passato, ci saranno perdite incalcolabili di vite umane, di cultura, memoria, identità nazionale; e danni economici smisurati.

È ovvio che L'Abruzzo è una priorità. Ma dev'esserlo anche l'impegno per una politica di prevenzione, che non può essere rinviata alla fine della ricostruzione perchè da essa dipende la tutela del territorio nazionale.  

Il terremoto si combatte col buongoverno
La prevenzione è un compito ciclopico, complesso, con costi vertiginosi, che richiede una diffusione di pratiche di buongoverno a tutti i livelli, dai vertici nazionali ai piccoli comuni; e sentimenti di etica civile in tutta la comunità nazionale. E questo compito va affrontato nel mezzo di una crisi economica globale, in regime di risorse particolarmente scarse.

Tuttavia, non partiamo da zero. Disponiamo oggi di due punti di forza su cui far leva:

  • c'è un servizio di protezione civile che ha dimostrato in via definitiva di saper gestire al meglio un'emergenza. E il responsabile del servizio ha potuto invocare un serio impegno nella prevenzione con accenti di dura polemica con la classe politica, che non hanno riscontro nel passato;
  • c'è anche, per la prima volta, la dichiarata disponibilità delle imprese di assicurazione all'introduzione di una polizza obbligatoria a difesa dalle calamità naturali. L'introduzione di un simile sistema avvierebbe un processo importantissimo di miglioramento sismico delle abitazioni esistenti.

Aspettiamo adesso che si esprima la classe politica. Il suo silenzio sul tema preoccupa: in passato è sempre accaduto che tutto l'impegno venisse assorbito dalla spartizione delle risorse per la ricostruzione. E molti sindaci hanno già scatenato la caccia alle casse dello stato.


Come incardinare l'obiettivo della prevenzione sismica nelle politiche di governo


1)    Intanto, non è un problema che possa essere deciso dal servizio di protezione civile, per quanto efficiente. Non è neanche un problema tecnico: le soluzioni tecniche sono disponibili, e anzi abbiamo tradizioni importanti, oggi sfruttate soprattutto all'estero. Il problema principale non è neanche quello dei possibili reati e truffe, presenti i  qualsiasi situazione; nè la soluzione può essere delegata ai magistrati. C'è invece un problema politico, di governo, di sistema. Si tratta di costruire una strategia di prevenzione, che coinvolga la classe politica di governo e di opposizione, al centro e in periferia, la classe imprenditoriale, la società civile.

2)    Ci vogliono risorse adeguate e scelte politiche lungimiranti. Occorre incardinare concretamente tra le priorità della politica nazionale e locale la difesa dai terremoti, anche mediante adeguati capitoli di bilancio.

3)    Sarà comunque un impegno pluridecennale e con disponibilità economiche inferiori al bisogno. Occorre perciò aprire un grande confronto nel paese per arrivare a scelte condivise, anche in materia di  ricostruzione delle aree colpite.

4)    Bisogna irrobustire fortemente la base dei dati, per avere un quadro esaustivo della vulnerabilità sismica del territorio nazionale; e migliorare l'informazione e la sensibilizzazione dei cittadini.

5)    Mettere in sicurezza le opere strategiche, i centri storici, il patrimonio culturale, stabilendo risorse, priorità, tempi e modalità. Sul territorio tali scelte – quali opere mettere in sicurezza, quali rinviare o lasciare al loro destino - risulteranno dolorose.

6)    Istituire un sistema obbligatorio di assicurazione per la copertura finanziaria dei danni causati da disastri naturali.

7)    Impegno particolare per le regioni del Mezzogiorno, tra le più esposte e vulnerabili, a  cominciare dalla Calabria e dalla Sicilia, alle quali appartiene gran parte delle vittime di terremoti subìte nell'ultimo secolo dall'Italia. Ci auguriamo che i governatori della Calabria e della Sicilia prendano un'iniziativa politica forte, per promuovere una sinergia efficace con il governo e l'Unione europea e fare dei loro territori una vetrina delle buone pratiche di prevenzione sismica.

 

“L’inerzia e la rassegnazione non sono più accettabili. Occorre un impegno costante della politica per garantire a tutti i cittadini la sicurezza”

Messaggio di Guido Bertolaso Capo Dipartimento della Protezione Civile

“Ancora una volta un terremoto ha dimostrato la fragilità sismica del territorio italiano. Quello del 6 aprile è stato un terremoto che, come 100 anni fa a Messina e Reggio Calabria, ha avuto epicentro nelle vicinanze di una città e non, come nei più recenti terremoti italiani, in aree poco abitate.
È bastata una magnitudo 5.8 per sconvolgere il tessuto edilizio, sociale ed economico di un’area urbana, la cui ripresa presenterà molte criticità, se non si manterrà alta, nel prossimo futuro, l’attenzione di tutto il paese nel sostenere e mantenere rapida la ricostruzione.

La lezione è stata durissima, le dimensioni della catastrofe impressionanti, soprattutto tenendo conto che il territorio colpito fin dal 1915 è classificato come zona sismica. Il terremoto del 6 aprile 2009 ha messo a nudo l’inadeguatezza sismica non solo degli edifici storici o semplicemente di quelli più vecchi in muratura, ma anche di quelli costruiti con criteri antisismici di 20-40 anni fa. Il bilancio poteva essere ancora più grave se, come accaduto nel passato e come potrebbe accadere in futuro, il terremoto avesse colpito aree solo di recente classificate come zone sismiche.

La scienza e la tecnologia hanno fatto passi considerevoli negli ultimi anni anche nell’ambito delle conoscenze di sismologia e ingegneria sismica. Oggi non solo l’inerzia e la rassegnazione, ma neppure il lento procedere a qualche operazione di messa in sicurezza antisismica non sono più accettabili. Da un lato infatti abbiamo chiara la conoscenza dei disastri immensi che potrebbero accadere in tutte le aree a forte sismicità del Paese, mentre dall’altro disponiamo di tecniche e metodiche di costruzione antisismica e di riqualificazione antisismica del patrimonio esistente affidabili e abbordabili anche sotto il profilo economico. Su queste basi possiamo dire che l’unica risposta che possiamo dare è l’avvio sollecito di un’opera di prevenzione strutturale vasta e impegnativa, basata sul rafforzamento delle costruzioni esistenti e, ove sussistano le condizioni, di rinnovamento del patrimonio edilizio nonchè sull’intransigente rispetto delle norme antisismiche per le nuove costruzioni. Occorre un impegno costante della “Politica” nel senso più alto, un impegno che si mantenga tale al di là dei cambiamenti dei governi, un progetto di lungo termine che persegua l’obiettivo di una progressiva messa in sicurezza del patrimonio edilizio pubblico e privato, per garantire a tutti i cittadini la sicurezza di una vita non minacciata da crolli e devastazioni improvvise ed imprevedibili come quelle generate dai terremoti.

L’obiettivo è ambizioso e minimale allo stesso tempo: potremo fermarci, in pace con la nostra coscienza, solo quando avremo assicurato al Paese quei livelli minimi di compatibilità delle nostre case, delle nostre scuole, dei nostri uffici, delle nostre fabbriche, dei nostri ospedali, del nostro ambiente, con l’elevata pericolosità sismica del territorio italiano”. 

L’Aquila 22.04.09
Guido Bertolaso

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