Lo stallo alla Sogin continua: che fine faranno i rifiuti nucleari italiani?

on .

Intervento della Presidente Monica Tommasi

Leggi tutto l'articolo su GreenBiz.it

Da oltre vent’anni gli Amici della Terra sostengono che l’Italia deve provvedere ai propri rifiuti radioattivi scegliendo un sito idoneo ove custodire sia i rifiuti che provengono dal nucleare, chiuso tanti anni fa ma che ha lasciato impianti da smantellare e rifiuti radioattivi da mettere in sicurezza, sia quelli  che continuano a prodursi quotidianamente negli ospedali e che vengono accumulati in capannoni provvisori.

Le ultime vicende della Sogin hanno complicato un problema già assai complesso di per sé, quale è la scelta di tale sito. In realtà, al di là delle croniche lentezze della Sogin e del suo stato attuale, sull’intera materia lo stallo è del Governo.

Questo, oltre a rimanere assente sui problemi di governance della Sogin, non ha ancora autorizzato, come avrebbe dovuto fare già entro la scorsa estate, la pubblicazione della proposta delle aree idonee alla localizzazione del deposito nazionale. Inoltre, a due anni dall’istituzione di un nuovo ente di controllo, l’Isin, l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, una scelta inutile che ha però reso ancor più precaria la situazione dell’Ispra, ente di controllo attuale, non ha ancora provveduto a renderlo operativo con la nomina dei suoi organi.

Vi è anche da sottolineare la mancata definizione del Programma nazionale, che doveva essere presentato alla Commissione europea entro il 23 agosto 2015 e invece non è stata avviataneanche la fase di valutazione. Di questi argomenti il giornale online dell’associazione‘L’Astrolabio’ si è occupato in maniera approfondita attraverso alcuni articoli di Roberto Mezzanotte, già direttore del Dipartimento Nucleare, rischio tecnologico e industriale dell’Ispra.