Statistiche e ossessioni
MALAGROTTA
di Francesco Mauro
Nel 2008, il quadro dei tumori in Italia era il seguente: ogni anno si ammalavano di patologie neoplastiche circa 253.000 persone e 150.000 ne morivano. Nel complesso, un milione e mezzo erano le persone affette da questa malattia: questa cifra comprendeva i nuovi casi, i pazienti guariti e quelli in trattamento. Un uomo aveva una probabilità su tre e una donna una su cinque di sviluppare un tumore durante una vita media.
I tumori sono in aumento per due motivi: da una parte, la presenza di un maggior numero di anziani, dall'altro la costante esposizione della popolazione in generale a sostanze cancerogene quali quelle prodotte dal fumo. Nonostante peraltro il costante progressivo aumento di incidenza, la mortalità é stata in costante calo negli ultimi decenni con una percentuale di sopravvivenza a lungo termine che é passata dal 20% nel 1930 al 55% nel 1990.
I nuovi tumori in un anno (2010) nel Lazio sono stati 24.600; di questi, 360 dovrebbero essere quelli insorti tra gli 85.000 abitanti della zona di Malagrotta e della bassa Valle del Galeria e 51 i decessi a seguito di patologie tumorali nella stessa zona.
Con questo quadro di fondo, non si capisce come la morte di 4 persone, di cui hanno parlato quasi tutti i giornali, sia pur verificatasi “a pochi mesi dalla diagnosi” di un tumore, possa essere attribuita ad una causa specifica. I dati riportati dalla stampa indicano anche una percentuale aumentata di insorgenza dei tumori del 3-4%, il che dovrebbe significare 13 tumori in più rispetto ai 360 previsti. Ma l’errore statistico probabile per un numero come 360 dovrebbe essere dell’ordine di grandezza di 20, cioè ben superiore al supposto scarto osservato. Inoltre, alcuni di queste neoplasie sono tumori femminili ben difficilmente attribuibili a cause ambientali.
D’altronde, leggendo con accuratezza gli articoli pubblicati dai vari giornali, si ritrova correttamente una lista degli impianti e delle situazioni che potrebbero essere coinvolti nella cancerogenesi: la discarica, le raffinerie, il traffico di mezzi pesanti, il gassificatore, l’inceneritore, il fosso con acqua non trattata. Eppure, gli stessi articoli sono “tranchant” nella titolazione: “A Malagrotta più tumori che nel resto di Roma: Dossier della Regione accusa la discarica” (Il Corriere della Sera). Ma nel testo ammettono: “non sono chiare le cause che provocano una maggiore incidenza nel contrarre tumori o gravi malattie”. E si dovrebbe aggiungere che la maggiore incidenza è tutta da dimostrare e, se c’è, è da dimostrare che sia dovuta ad una delle cause qui elencate.
Per concludere, è opportuno ricordare che le statistiche epidemiologiche debbono esser basate su numeri adeguati; e che per dimostrare le responsabilità di una possibile causa rispetto ad altre c’è bisogno di una o più situazioni di controllo in cui ciascuna delle suddette cause sia assente, oppure delle situazioni in cui vi siano esposizioni a dosi diverse per ciascuna delle cause. Per giustificare la tutela dell’ambiente e della salute non c’è bisogno di arrampicarsi sugli specchi per dimostrare effetti indimostrabili o improbabili; è invece opportuno concentrare le risorse umane e finanziarie dove vi siano problemi reali e concretamente risolvibili.