Habemus immunditiam

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I RIFIUTI DI ROMA

di Francesco mauro

Il ministro dell’ambiente Orlando e il sindaco di Roma Marino hanno stretto un patto, cui si sono associati il presidente della Regione Lazio Zingaretti e il commissario della provincia di Roma Postiglione. L’accordo si basa su una proposta del commissario straordinario ai rifiuti di Roma Sottile, con la partecipazione dell’assessore comunale all’ambiente Marino (Estella, stesso cognome del sindaco) e dell’assessore regionale ai rifiuti Civita. Il consesso sembra aver deciso che la nuova discarica ove conferire  almeno temporaneamente, dopo la chiusura di Malagrotta, i rifiuti della capitale debba essere nel sito di Falcognana, al Divino Amore, nella zona fra l’Ardeatina e la Laurentina nella periferia sud del Comune di Roma.

 


Il sito di Falcognana, qualche chilometro a sud del raccordo, poco dopo il Divino Amore, lungo la Via Ardeatina dove questa affianca la ferrovia per Napoli via Formia. All’estrema destra, si vede il lungo rettilineo della Via Appia che sale verso i Castelli, alla sinistra la Via Laurentina che raggiunge Trigoria.

Quella di Falcognana è una delle svariate ipotesi di cui si era già parlato, e la reazione di comitati contro la discarica, già attivi con un presidio (senza problemi per l’ordine pubblico, dice il ministero dell’interno), e dello stesso presidente del XII Municipio, quello interessato, non si è fatta attendere. Falcognana, che è da molti riconosciuta come un’area pregiata dal punto di vista agricolo, paesaggistico e storico, presenterebbe il vantaggio di un terreno privato già autorizzato per una piccola discarica di rifiuti pericolosi (fluff, edili, auto, ecc.) ma non per rifiuti urbani.

La reazione è stata forte non solo sul piano locale, ma anche sul piano politico da parte dell’opposizione al sindaco Marino (ossia da parte dell’ex sindaco Alemanno) e dell’ex ministro Brunetta, che abita in zona. Quest’ultimo, con una serie di interrogazioni urgenti, ha chiamato in causa gli altri ministeri interessati (sanità, lavori pubblici, beni culturali, interni), favorendo l’emergere di contraddizioni tra questi e il ministero dell’ambiente. In particolare, Orlando e Marino non sono sembrati adeguatamente preparati, insieme con il commissario Sottile, a difendere in modo motivato le ragioni della scelta ed a fornire un’informazione adeguata sul piano tecnico, programmatico e normativo.                                                                              

La contraddizione più grave è emersa da parte del ministro dei beni culturali, Massimo Bray, che ha fatto presente che: “L’area (di Falcognana) è dichiarata di notevole interesse pubblico. La realizzazione di nuove discariche non è consentita ma quella esistente, se non ci sono modifiche sostanziali, può essere usata perché il vincolo paesaggistico del 2010 è successivo all’autorizzazione (del 2006). E comunque, c’è il potere di deroga del commissario …”.  Una tale dichiarazione ha messo in crisi posizioni diverse: da una parte ha confermato l’esistenza di un vincolo importante, superabile forse sul piano giuridico ma non certo su quello paesaggistico e ambientale; dall’altra, ha cercato di salvare una soluzione minimale (non si sa quanto utile). Molto si basa sul significato del termine “modifiche sostanziali”. Sullo sfondo, vi sono poi i dubbi sull’assetto proprietario dell’attuale discarica (la Ecofer), in verità mai corroborati, nonché l’imbarazzo e la perplessità degli altri ministeri interessati ma non coinvolti.

Dobbiamo notare che, se gli elementi di tipo formale (date e limiti delle autorizzazioni, date e specifiche dei vincoli) sono noti, poco o niente è stato fatto circolare sul piano sostanziale per quel che riguarda l’analisi della situazione paesaggistica e ambientale. Noi siamo convinti che la zona della Falcognana, a cavallo dell’Ardeatina fra l’Appia e la Laurentina, sia di fondamentale importanza dal punto di vista:

- storico (per i percorsi della Roma antica verso le città latine dei Castelli e quelle localizzate sulla costa o vicino ad essa, e per l’altrettanto importante ruolo durante il Medio Evo nel collegamento e difesa dei territori baronali, tra cui quelli dei Savelli e dei Frangipane);

- agricolo (sia per la produzione ortofrutticola che per quella vinicola, e anche per le unicità dell’evoluzione delle tenute e dell’appoderamento);

- paesaggistico (ancora una volta con caratteristiche uniche dei i corsi d’acqua che fuoriescono dalla zona della caldera e dei crateri eccentrici del Vulcano Laziale e si dirigono verso il mare o il Tevere, con percorsi che ricordano il mito di Enea);

- e persino religioso (se si pensa al Santuario del Divino Amore, Salus Populi Romani).

Lo stesso ministro Bray ha definito il territorio di Falcognana “paesaggio agrario di rilevante valore”. Gli studi già condotti sulla zona indicano che le forme del terreno, dei casali e della viabilità segnano ancora un tratto tipico della Campagna Romana con gli antichi confini che affiorano e segnano le distese del grano, dell’erba e dell’incolto e le zone orticole intensive con i vitigni. Si tratta di un paesaggio unico, diverso dal latifondo meridionale, di cui è necessario “assicurare il rispetto” (parla ancora il ministro dei beni culturali).

Non sono stati invece resi pubblici con chiarezza gli elementi tecnici che hanno favorito questa scelta; “… una scelta di necessità perché qui dicono tutti di no, ma non ci sono altre opzioni” dice il commissario Sottile. Ma esistono tutti gli elementi per dire che questo spicchio di territorio è probabilmente il più importante dal punto di vista paesaggistico della Campagna Romana, forse unitamente all’altro spicchio adiacente Anagnina/Casilina/Prenestina.

In un’altra lettera, diversa da quella citata nell’articolo precedente, l’avvocato Cerroni ricorda che, a suo tempo, una delle sue società aveva proposto un impianto di raccolta e trattamento proprio nella zona Ardeatina-Laurentina, ma la proposta venne bocciata per motivi paesaggistici, archeologici e di viabilità.

Bisogna quindi avere il coraggio di chiedersi perché oggi questa zona viene preferita invece delle altre zone – e sono diverse, a cominciare dall’Aurelia di Malagrotta e, poi, Quadro Alto, Pian dell’Olmo, Monti dell’Ortaccio, ecc.  – che sono state prese in considerazione. Forse si crede che Falcognana sia la zona che dovrebbe presentare una minor resistenza.

Un’ultima notazione è necessaria. Entrambe le fazioni ipotizzano che tutti i rifiuti, meno il 20%, venga spedito in altre regioni e all’estero: il gruppo capitanato dal sindaco ha ormai di chiaramente deciso di imboccare la strada dell’esportazione e ha bisogno di una “piccola” discarica come Falcognana; l’opposizione non sa inventare niente di meglio e, per evitare la discarica di Falcognana tout-court, chiede addirittura un incremento della spedizione altrove dei rifiuti.

Queste ipotesi, che stanno diventando realtà, sono vergognose e inaccettabili. Altro che “rifiuti zero”; la realtà è: rifiuti tanti, trattamento zero. L’incapacità della classe politica nel passato per ciò che riguarda il ciclo dei rifiuti si estende così al presente e tendenzialmente al futuro.