Comunicato stampa 1 Marzo 2016

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Roma, 1 marzo 2016

Gli Amici della Terra si schierano contro il referendum sulle trivelle. La presidente Monica Tommasi illustra la posizione dell’associazione.

“Gli Amici della Terra sono una associazione ambientalista fra le più antiche in Italia e sono convinti sostenitori dell’uso dello strumento referendario. Nella loro storia hanno promosso, con successo o con esiti comunque molto positivi, referendum come quello sui controlli ambientali, quello contro il nucleare e quello contro la caccia. 

“Siamo invece contro il referendum sulle trivelle perché è un referendum sbagliato. Anche se vincesse il SI, il referendum non avrebbe alcun effetto positivo né formale né politico. Le attività di ricerca continuerebbero e, anche per il futuro, i grandi giacimenti oltre le 12 miglia continuerebbero ad essere sfruttati dagli altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo. L’Italia, invece, vedrebbe aumentare le importazioni di petrolio, il traffico di petroliere nel Mediterraneo, le emissioni in atmosfera.

“Siamo da sempre favorevoli allo sviluppo delle fonti rinnovabili e quindi all’obiettivo europeo vincolante di portare la quota di consumo energetico da fonti rinnovabili almeno al 27% entro il 2030. Ma gli ambientalisti seri sanno che la transizione verso un futuro interamente rinnovabile è lunga e difficile. Anche raggiungendo l’obiettivo europeo, continueremo nel 2030 a consumare il 70% di combustibili fossili (principalmente gas, ma anche carbone e petrolio) e, se vincerà il referendum, saranno tutti fossili importati.

Oggi la situazione è quella in figura,  quasi l’80% dei consumi del paese proviene da fonte fossile.

“Rinunciare al gas e al petrolio di casa nostra vuol dire aumentare ancora le importazioni di queste risorse restando indifferenti al fatto che siano estratte in condizioni ambientali molto peggiori e con peggiori condizioni di lavoro.

Gli Amici della Terra credono che la vera sfida sia quella dell’efficienza energetica cioè quella di consumare meno mantenendo condizioni di benessere a casa nostra e favorendo lo sviluppo dei paesi svantaggiati. Ad esempio, sarebbe utile e necessario fare un salto tecnologico nell’ambito dei trasporti con le automobili elettriche o usare il gas naturale, invece che l’olio pesante, per i grandi trasporti su navi.

“Da ambientalisti ci preoccupiamo che il nostro benessere non provochi disastri e che i danni ambientali siano ridotti il più possibile. Questa preoccupazione ce l’abbiamo per tutti i paesi e per tutti i popoli del mondo. Non possiamo chiedere ad altri quello che non vogliamo fare a casa nostra”. 

[Tutte le informazioni alla pagina http://www.amicidellaterra.it/index.php/studi-e-attivita/un-referendum-sbagliato]